Tillandsia il Garofano dell’aria

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Tillandsia il Garofano dell’aria


Al giorno d’oggi non sono molte le piante che si adattano facilmente ad un clima caratterizzato dalla presenza di un elevato quantitativo di sostanze inquinanti; eppure tramite differenti studi e ricerche, compiuti principalmente a livello universitario, si è venuto a conoscenza dell’esistenza di determinate piante che non solo si adattano ad una coltivazione in ambiente poco salubre ma addirittura le sostante e gli agenti inquinanti di questi ambienti rappresentano l’unico vero loro nutrimento: stiamo parlando di una particolare pianta chiamata Tillandsia.

La Tillandsia è una pianta erbacea perenne, scoperta e catalogata insieme ad altre piante come l’Orchidea solo agli inizi del ‘900. Questo grazie ad un fisiologo tedesco di nome Carl Mez, il quale definì queste piante con il nome di PIANTE EPIFITE, piante che vivono senza aver bisogno della presenza del terreno e questo per via delle loro particolari caratteristiche anatomiche e fisiologiche presenti nelle foglie o all’interno della pianta stessa (chiamati anche TRICOMI).

Essi in particolare si possono definire come dei peli pluricellulari che possono rivestire interamente l’epidermide superficiale delle foglie; in alcuni casi possono essere intesi come squame a forma di scudo di colore argenteo. Svolgono determinate funzioni: proteggono la pianta tramite un meccanismo di schermatura dei raggi solari, evitando così effetti negativi alla pianta provocati da bruciature e intrappolano, assorbendo poi successivamente, l’acqua e i sali minerali in essa disciolti (accumulatasi in serbatoi alla base dei tricomi). Le varie sostanze, anche in parte volatili, una volta assorbite vengono poi veicolate all’interno dei tessuti della pianta tramite specifiche strutture simili a pompe chiamate TRICOPOMPE.

Per via di queste particolari caratteristiche, la Tillandsia è in grado di adattarsi a climi e ambienti molto differenti tra loro.

Una delle caratteristiche più strane e particolari che contraddistingue la Tillandsia è senz’altro rappresentata dalla assenza, in molti casi, del normale apparato radicale. Anche se si verifica la presenza delle radici, ci stupiremmo nel sapere che non svolgono la loro normale e originaria funzione, bensì assicurano semplicemente un ottimo ancoraggio per la pianta a differenti supporti. Questo per garantire un continuo fabbisogno di acqua e sostanze nutritive.

Originariamente, durante i molteplici studi, si pensava fosse classificata come una pianta parassita e per questo motivo era ritenuta nociva per le piante. Inoltre si è provata l’esistenza di più di 500 specie diverse, caratterizzata ognuna da differenti forme e colori; alcune di queste originarie di determinati luoghi, altre ibridate naturalmente e altre ancora ibridate tramite l’intervento dell’uomo.

Per via delle continue mutazioni e variazioni dei propri caratteri genetici nel corso del tempo, si rende difficile l’istituzione di una classificazione sistemica in merito alle singole specie di questa pianta. Tuttavia, è possibile suddividere le Tillandsie in diversi insiemi in base alle differenti funzioni svolte dalla singola pianta per sopravvivere nel corso del tempo.

Una di queste, per esempio, sta nella capacità della pianta di immagazzinare in un piccolo serbatoio, a forma di rosetta, acqua o anche addirittura piccoli insetti (ingeriti una volta decomposti).

Per quanto invece riguarda le foglie, esse si presentano per singola specie molto differenti per forma e per colore; possono subire variazioni di colore anche notevoli a seconda delle condizioni climatiche: si possono presentare arricciate, contorte piuttosto che più o meno ampie, caratterizzate da lucidità od opacità, a macchie o striate, di consistenza vellutata o setosa, di colore verde o grigio. Per esempio, nelle piante cresciute in ambiente ombreggiato, la foglia compare espansa e sottile, disposta a formare la classica rosetta centrale, mentre, per le piante cresciute in ambiente secco, la foglia si presenterà piccola e coriacea di colore grigio argenteo (per via dei tricomi).

Come già accennato precedentemente, esistono molteplici specie di Tillandsia e tra le più conosciute e impiegate troviamo le seguenti.

TILLANDSIA XEROGRAPHICA: è una tra le specie epifite più elegante e di grande dimensione. E’ originaria di zone e climi secchi con temperature decisamente alte (per questo motivo viene chiamata xerographica dal greco xerox = secco). Possiede delle foglie disposte a forma di rosa, arcuate e appuntite, di colore grigio argenteo; anche se con il variare della luminosità possono mutare dal loro colore originario al fucsia più o meno intenso. Inoltre è considerata anche una delle specie più a rischio di estinzione; è molto apprezzata per la sua caratteristica infiorescenza ramificata con petali di colore rosso-viola che può arrivare a durare qualche mese.

TILLANDSIA USNEOIDES (detta anche “BARBA DEL FRATE” o “MUSCHIO SPAGNOLO”): chiamata così per via della sua particolare tendenza a formare lunghe masse pendenti dagli alberi. E’ caratterizzata da fusticini molto esili e foglie di colore grigio, lineari e squamose. Molto apprezzati sono anche i suoi piccoli, caratteristici fiori profumati (che richiamano molto quelli del Tiglio) di un colore blu o verde pallido. E’ una pianta che richiede molta umidità.

TILLANDSIA BULBOSA: chiamata in questo modo per la sua caratteristica forma a bulbo che all’interno risulta vuoto e suddiviso in camere, spesso utilizzate come dimora dalle colonie di formiche. Le foglie risultano strette, arricciate verso i bordi e acuminate; le più alte assumono un colore scarlatto. Il fiore risulta avere una forma tubolare costituito da petali di colore viola brillante. Risulta aver bisogno di molta umidità.

TILLANDSIA CAPUT MEDUSAE: definita in questo modo per via della particolare forma assunta dalla sua chioma molto simile e paragonata alla testa di Medusa. E’ una pianta alla base bulbosa con foglie sottili e arcuate lunghe 15 cm e di colore verde chiaro; mentre il fiore è di colore rosso e ramificato. Per ovviare al problema del ristagno idrico, tende ad assumere un portamento verticale.

TILLANDSIA CYANEA: una specie caratterizzata da foglie filiformi lunghe 30-40 cm, disposte a rosetta compatta di colore verde scuro. Molto ricercata per la sua particolare e caratteristica fioritura assai vivace e colorata, di colore azzurro e grandezza di 10-15 cm; ha una durata fino a 4 mesi. Necessita di un clima molto umido.

TILLANDSIA JUNCEA: cresce sviluppando densi ciuffi di foglie filiformi e molto lunghe. E’ una delle poche specie che può essere coltivata con l’impiego di terreno per le sue particolari radici capaci di assorbire nutrienti. Fiorisce formando una spiga di colore rosso e preferisce ambienti e climi esterni.

La Tillandsia può essere considerata una pianta facilmente adattabile a qualunque luogo in cui venga posta, che sia interno o esterno. Tuttavia è meglio informarsi sempre sulla determinata specie in nostro possesso, al fine anche di garantire al meglio le sue cure specifiche.

In linea generale possiamo suddividere le Tillandsie, in base a questo importante concetto, in:

PIANTE VERDI: esse necessitano di un clima molto fresco, zone coperte da ombra e un ambiente caratterizzato dalla presenza di molta umidità.

PIANTE GRIGIE: necessitano, al contrario di quelle verdi, di molta più luminosità e temperature molto più calde.

Possiamo specificare inoltre che la loro migliore collocazione sarebbe all’esterno; collocate in una zona con tanta luce ed una buona ventilazione. Riescono a supportare fino a 4-5 C°, quindi durante il periodo invernale è consigliato ritirarle in casa e posizionarle in luoghi ben areati, umidi e con più luce possibile.

La fioritura di questa pianta, come abbiamo già accennato per le diverse specie, porta alla formazione di infiorescenze dalle colorazioni vivaci e molto simili a spighe o grappoli in certi casi; inoltre possono emanare diversi tipi di profumo molto dolci. A seconda delle specie, possono durare da pochi giorni a qualche mese. Un aspetto che invece le accomuna molto alle Cactacee, è che la fase fenologica della fioritura avviene una volta sola ed in seguito stendono a svilupparsi delle piccole piantine latenti alla base della pianta madre. Queste avranno le stesse caratteristiche genetiche della pianta madre.

I frutti invece di questa particolare pianta, possono essere definiti come delle capsule contenenti al loro interno semi alati molto esili, che tramite il vento si disperdono, consentendo così la continua propagazione della specie.

Nella coltivazione della Tillandsia dobbiamo ricordarci che pur essendo una pianta che non necessita di particolari cure colturali, ha pur sempre bisogno di due fondamentali elementi:

ACQUA E SOSTANZE NUTRITIVE: soprattutto per questo elemento, bisogna saper riconoscere qual è il momento giusto per fornire acqua alla pianta e quando ne è in carenza. L’arricciamento delle foglie verso il basso, l’assunzione di un aspetto particolarmente appassito e la perdita di turgore (rigidità della foglia) sono i fenomeni più comuni che si verificano. Per ovviare a questo, basta immergere ogni 10/15 giorni per 10/20 secondi in acqua la pianta o nebulizzarla; in ogni caso impiegare acqua priva di calcare per ovviare all’ostruzione dei tricomi. Lasciare asciugare per bene le piante per qualche minuto. Per le piante invece caratteristiche di serbatoio a rosetta, bisogna capovolgere la pianta leggermente per verificare la presenza di acqua. Se manca, occorre somministrarla, come detto in precedenza, mentre se ne è rimasta all’interno accertarsi di svuotarlo onde evitare eventuali problemi di marciume.

CONCIMAZIONE/APPORTO DI AZOTO: un elemento molto importante per questo genere di pianta è l’azoto. La pianta lo può trarre da diverse fonti e tramite l’utilizzo di molteplici tecniche, dipendenti ovviamente dall’ambiente e dal clima in cui la pianta vive. Un esempio di meccanismo per trarre autonomamente azoto dall’ambiente è quello adottato dalla specie SELERIONA la quale, tramite uno stretto legame simbiotico con le formiche, riesce a provvedere non solo alla sua sopravvivenza ma anche per le stesse formiche; offrendo loro una zona dove svolgere il loro ciclo vitale. Un altro esempio di meccanismo molto comune è quello di nutrirsi di batteri azoto fissatori presenti sulla pianta.

Bisogna considerare tuttavia che la pianta, nel periodo da ottobre ad aprile, rallenta il proprio ciclo vegetativo. Pertanto bisogna considerare l’eventualità di eseguire una concimazione manuale tramite l’impiego di un concime per orchidee (ogni 2-4 mesi in linea generale e diminuendo la dose prescritta di 1/4 o 1/5.

Infine, forse alcuni non sanno che, come già accennato all’inizio, questa pianta possiede l’incredibile capacità di assorbire e nutrirsi dei diversi prodotti di scarto (0,2 milligrammi per chilogrammo di pianta) derivanti dai processi di combustione di sostanze altamente tossiche come la benzina e il gasolio. Essi vengono anche chiamati molto semplicemente IPA ossia “Idrocarburi Policiclici Aromatici “. Di recente, tramite diversi studi approfonditi e applicazioni in campo pratico, si è dimostrato infatti che la Tillandsia, come molte altre piante, si nutre di queste sostanze altamente tossiche e cancerogene per l’uomo. Non solo: queste piante sono anche capaci di filtrare l’aria da sostanze impure come pulviscolo, onde elettromagnetiche, ecc. annidatesi in diversi ambienti chiusi come uffici, abitazioni e centri commerciali.

Possiamo quindi concludere affermando che, nonostante l’elevato livello d’inquinamento dei nostri ambienti, esistono forme di vita che riescono non solo a sopravvivere grazie ai continui errori dell’uomo, ma contribuiscono in qualche modo anche a migliorare la qualità della nostra vita.

Tillandsia il Garofano dell'aria

Tillandsia il Garofano dell'aria

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia xerographica

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia usneoides

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia ionantha

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia caput medusae

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia cyanea

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