Euphorbia pulcherrima la Stella di Natale o Poinsettia

Euphorbia pulcherrima la Stella di Natale o Poinsettia
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Euphorbia pulcherrima la Stella di Natale o Poinsettia

CARATTERISTICHE

Ogni anno, con l’arrivo dell’inverno e quindi anche del periodo natalizio, c’è una pianta in particolar modo che ormai si è talmente diffusa e viene usata tradizionalmente in questo determinato periodo da rappresentare da sola l’intera essenza e atmosfera natalizia: la Stella di Natale, conosciuta anche come Poinsettia (nome del primo governatore messicano).

Come tutti sapranno viene impiegata durante il periodo natalizio per decorare e addobbare la propria dimora o appartamento; viene inoltre molto spesso regalata come pensiero di Natale. Il suo grande utilizzo in questo specifico periodo dell’anno è dovuto non solo al fatto di possedere colori molto vivaci e significativi come il rosso e il bianco, ma anche al fatto che attorno a questa pianta si aggirino molte leggende: una di queste, la più famosa, racconta che durante la notte del 25 dicembre in una chiesa una bambina molto povera, volendo dimostrare a Gesù il proprio amore e non avendo i mezzi materiali per poterlo fare, raccolse un fascio di sterpi ed erbe. Il mazzo, una volta depositato sull’altare dalla bambina, si trasformò in stelline di colore rosso acceso.

La popolarità in Italia di questa pianta è arrivata e si è radicata solo due secoli fa, quando venne utilizzata per la prima volta per adornare la Basilica di San Pietro proprio in concomitanza con le festività natalizie.

Botanicamente viene chiamata Euphorbia pulcherrima ed è una pianta di origine messicana (veniva coltivata dagli antichi Indios e Aztechi per i quali simboleggiava la purezza). Si adatta molto bene ai luoghi collinari o montuosi, caratterizzati da un clima temperato e privo di forti sbalzi di temperatura. Non sopporta temperature inferiori ai 12-15 C°. Abituati a vederla sotto forma di piccole piante, in natura si sviluppa come grandi arbusti o piccoli alberi (massimo 3 m di altezza).

È caratterizzata da sottili fusti semi-legnosi di colore verde brillante, molto ramificati. Il fogliame è di colore scuro con una forma molto simile all’agrifoglio. Per quanto riguarda invece i fiori, bisogna precisare che non sono rappresentati dalle “stelle” come molti pensano bensì il vero fiore (chiamato ciozo) è una piccola gemma di colore verde-giallo priva di petali che compare per tutta la durata dell’inverno in mezzo alle foglie colorate.

TERRENO E IRRIGAZIONE

La Stella di Natale per crescere ha bisogno di un buon terriccio universale alleggerito molto spesso con la sabbia per garantire il buon drenaggio dell’acqua. Per l’irrigazione invece, tenendo conto che si tratta di una pianta esotica, deve essere innaffiata solamente quando il terreno è quasi asciutto e senza lasciare assolutamente ristagni idrici che possano causare problemi e danni alla pianta. Inoltre bisogna evitare di bagnare le foglie, soprattutto per non rovinare le foglie colorate della pianta.

CURE PARTICOLARI

E’ una pianta che, in base alla stagione, necessita di essere posizionata in luoghi diversi, consentendo così la sua coltivazione per tutta la durata dell’anno: in inverno bisogna tenerla in casa e in una stanza ben illuminata, dove il cambio dell’aria deve essere continuo, in estate bisogna invece spostarla all’aria aperta in zona prevalentemente ombreggiata. Bisogna inoltre considerare che il periodo primaverile/estivo funge da periodo di riposo vegetativo per la pianta.

La concimazione della pianta viene effettuata generalmente nel periodo tra fine giugno fino a fine settembre tramite l’impiego di fertilizzante liquido con alte percentuali di fosforo e potassio.

RINVASO

La Stella di Natale viene rinvasata con l’arrivo dell’estate (verso maggio) generalmente aspettando la caduta delle foglie.

Molto spesso la gente, passato il periodo natalizio e notando che la pianta tende a perdere tutti i fiori e le “stelle”, automaticamente elimina la pianta buttandola, pensando erroneamente che sia morta. In realtà la rifioritura si può ottenere tramite determinati accorgimenti:

  • Aspettare la caduta di tutte le foglie, dopodiché bisogna recidere i rami che sono già fioriti (circa nel periodo di fine febbraio).
  • Mantenere la pianta all’ombra in estate.
  • Verso settembre invece occorre effettuare la concimazione del terreno (per garantire la formazione dei fiori bisogna ricordarsi di porre la pianta nel periodo tra settembre/ottobre in una posizione completamente buia dalle 5 del pomeriggio alle 7 del mattino, questo perché, essendo una pianta brevidiurna ha bisogno di una diminuzione delle ore di luce rispetto al buio. Durante il giorno invece collocarla nella sua posizione originaria).
  • Verso la fine di ottobre i fiori dovrebbero ricomparire.


PRECAUZIONI E CONSIGLI PER LA SCELTA

La Stella di Natale è una pianta molto velenosa per via di un particolare lattice altamente urticante che si trova all’interno della pianta stessa. Se assunto infatti in grande quantità potrebbe causare vari problemi alla salute degli animali e dell’uomo.

È importante precisare infine l’importanza di una particolare attenzione durante l’acquisto: bisogna effettuare un rapido controllo dello stato dell’apparato radicale della pianta che normalmente dovrebbe essere costituito da molte radici e di colore bianco brillante, in caso contrario o se presenti in maniera rada e molto sottili meglio optare per un altro esemplare.

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Euphorbia pulcherrima la Stella di Natale o Poinsettia

 

Euphorbia pulcherrima la Stella di Natale o Poinsettia
Euphorbia pulcherrima la Stella di Natale o Poinsettia

Ciclamino fiore invernale dai molti significati

Ciclamino fiore invernale dai molti significati

Ciclamino fiore invernale dai molti significati


Una delle principali piante da fiore stagionale che meglio si adatta all’arrivo e alla comparsa del periodo autunnale/invernale, conosciuto da molte persone per i suoi particolari fiori colorati e a volte profumati con foglie cuoriformi di colore verde scuro, è il Ciclamino (Cyclamen).

Questa pianta da fiore è nota fin dall’antichità: il suo nome deriva dal termine greco antico “kyklos” ossia “ciclo”, con particolare riferimento alla caratteristica forma rotondeggiante del suo tubero dal quale si originano l’apparato radicale e quello aereo fungendo inoltre anche da organo di riserva per la pianta (contiene all’interno una sostanza velenosa per l’uomo ma non per alcuni animali come il maiale).

La varietà più famosa e coltivata è il Ciclamino di Persia, originario della zona mediterranea orientale. Viene coltivato come pianta ornamentale soprattutto per via del gradevole colore dei propri fiori. Può essere coltivato sia nel contesto domestico, sia in quello dei giardini e può essere suddiviso in due principali categorie:

  • IL CICLAMINO SELVATICO E’ caratterizzato da fiori piccoli, risulta essere perfetto per la coltivazione in bordura delle grandi piante, molto importanti queste ultime perché consentono contemporaneamente la sua sopravvivenza proteggendolo dai raggi diretti del sole. La sua fioritura si manifesta nel tardo periodo estivo.
  • IL CICLAMINO IN VASO E’ quello più diffuso e coltivato, è caratterizzato da fiori molto più grandi e con colorazioni varianti dal bianco al rosa intenso e al rosso.


È una pianta che fiorisce normalmente durante il periodo autunnale/invernale (da settembre a marzo) e che non tollera molto l’esposizione al sole, preferendo invece una zona in ombra, fresca e ventilata (temperatura compresa tra 6 e 18 C°). È in grado infatti di tollerare molto di più le temperature fredde e rigide, piuttosto che quelle calde. Può rifiorire per molte stagioni di seguito.

Uno dei metodi più utilizzati per coltivarlo è la semina: essa può essere effettuata al termine del periodo estivo (tra luglio e settembre) con l’utilizzo di terriccio universale ricco di humus e molto soffice. La fase di germinazione avviene solo se i semi vengono posti al buio, in un luogo il più possibile fresco e riparato dalle correnti d’aria.

Anche nella crescita della pianta nel corso del tempo è importante impiegare un terriccio con elevata acidità e ricco di humus (può essere impiegato terriccio specifico per piante acidofile oppure aumentare la reazione di pH nel terreno tramite il reimpiego degli scarti del caffè).

Per quanto riguarda invece l’innaffiatura è importante mantenerla costante ma non eccessiva; soprattutto durante il periodo invernale e quindi di fioritura (ogni 2/3 giorni in linea generale), sia per quanto riguarda la coltivazione in giardino sia in vaso. È importante non lasciare troppo umido il terriccio per ovviare a problemi relativi alla comparsa di marciumi radicali (impedire sempre la formazione di ristagni idrici).

Al termine della fase fenologica di fioritura, i fiori tendono a seccarsi completamente e a cadere (nel caso essi non cadano è importante eliminare tutti i fiori disseccati e le parti secche o marce della pianta, garantendo così una buona probabilità per la pianta di rifiorire e il suo stato di salute).

Oltre quindi a rappresentare una delle poche piante da fiore in grado di riaccendere il colore dei nostri balconi o dei nostri giardini anche nei periodi più difficili dell’anno, esso ha assunto molteplici significati nel corso del tempo sia positivi sia negativi: è ritenuto un fiore portafortuna che regalato assicura e augura buon auspicio, in epoca romana era considerato come un amuleto protettivo in grado di proteggere da malefìci e fatture, è impiegato anche come dimostrazione nelle giovani coppie della presenza di amore passionale, inteso come regalo o pensiero permette di far crescere autostima e prestigio personale, mentre nel caso contrario viene spesso associato al significato del distacco emotivo verso una persona.

Possiamo quindi concludere affermando che il Ciclamino è la pianta, per tutti gli amanti del verde e delle piante, che tutti attendono con l’arrivo dell’inverno. Possiamo definirlo come “il fiore invernale dai molti significati”.

Ciclamino fiore invernale dai molti significati
Ciclamino fiore invernale dai molti significati

Erica e Calluna per fioriture in ogni stagione

Erica e Calluna per fioriture in ogni stagione

Erica e Calluna per fioriture in ogni stagione


CARATTERISTICHE


Al giungere del periodo autunnale-invernale, non molte sono le piante in grado di adattarsi ad un clima tanto freddo e umido. Tra queste però una in particolare si adatta molto bene ad essere coltivata in questo specifico periodo: l’Erica.

Deliziosa pianta da esterno, l’Erica è rinomata per le sue splendide e durature fioriture che avvengono proprio nel periodo autunnale-invernale. È molto richiesta soprattutto per molte sue caratteristiche come le foglie, particolarmente decorative e colorate, o i suoi fiori, caratterizzati da molteplici sfumature di colore. È infatti largamente impiegata per decorare e abbellire giardini, aiuole o balconi di appartamenti. Ne esistono circa 500 specie, tra le quali si possono distinguere le più coltivate comunemente:

ERICA CARNEA E’ una specie spontanea molto diffusa sulle Alpi e Appennini, a portamento arbustivo, tappezzante e sempreverde. Non supera in genere 1 metro di altezza e produce fiori di colore rosa scuro. È considerata una pianta colonizzatrice ed è molto usata per rinaturalizzare ambienti particolarmente degradati. Inoltre è apprezzata dalle api, grazie alle quali si è in grado di ottenere un miele molto pregiato. La fioritura avviene da febbraio fino all’estate, in genere lo sbocciare dei suoi fiori preannuncia l’arrivo della primavera.

ERICA ARBOREA E’ una specie arbustiva che può arrivare ad una altezza di 5 metri; caratterizzata da foglie di un verde intenso e da fiori profumati di colore bianco con leggere sfumature rosate che sbocciano durante il periodo primaverile.

ERICA MULTIFLORA E’ una specie spontanea della zona centro-sud dell’Italia, caratterizzata da portamento arbustivo e da una altezza di 1 metro e mezzo al massimo. I fiori sono di colore rosa-violetto, molto profumati e sbocciano nel periodo estivo.

ERICA SCOPARIA E’ una specie spontanea tipica della macchia mediterranea, può raggiungere 1 metro e mezzo di altezza. I fiori compaiono di colore rosa nel periodo primaverile.

Alcune specie invece si rendono particolarmente adatte alla coltivazione in vaso come:

ERICA GRACILIS E’ una specie molto compatta e non cresce più alta di 45 cm. Le foglie sono piccole e aghiformi di colore verde molto intenso, mentre i fiori sono piccoli e di colore rosato-rosso.

ERICA MELANTHERA Caratterizzata da fiori di color rosa.

ERICA PAGEANA Caratterizzata da fiori di color giallo

TERRENO

La specie di Erica più diffusa rimane comunque l’ERICA VULGARIS (chiamata anche comunemente BRUGO). Il suo nome comune deriva dal termine “brughiera” ossia un’area dell’Italia settentrionale e della Pianura Padana che, per diverse e particolari caratteristiche del terreno come acidità e presenza di humus, è particolarmente indicata per la sua coltivazione e crescita.

L’Erica è una pianta che si adatta abbastanza facilmente anche ai terreni poveri, silicei ed acidi. Per la sua rinomata duplice adattabilità, risulta essere facile da coltivare: necessita di ambienti freschi ed arieggiati (nel periodo estivo è consigliato spostarla in zona ombreggiata), necessita di luce ma non tollera quella diretta ed è profondamente intollerante anche al calcare.

IRRIGAZIONE

Va innaffiata con moderazione e in maniera regolare, facendo in modo che il terreno sia sempre leggermente umido. Infatti necessita di un microclima particolarmente umido caratterizzato da frequenti nebulizzazioni alla chioma o facendo in modo che il vaso appoggi su un sottovaso (riempito di argilla espansa e ghiaia) e che sia sempre caratterizzato dalla presenza di un po’ d’acqua che, evaporando, garantisce il mantenimento del microclima ideale per la pianta.

RINVASO

In genere il rinvaso viene effettuato in primavera ma solo se le radici non hanno più spazio a sufficienza nel vaso per la loro crescita. Viene utilizzato tendenzialmente un terreno acido e costituito da torba, sabbia e terriccio di foglie. Per la concimazione, va effettuata ogni 2 settimane mescolando acqua e fertilizzante liquido per piante (in periodo primaverile – estivo).

La pianta fiorisce a temperature comprese tra i 7°C e i 15°C protraendosi per molti mesi (in genere se le temperature sono più alte i fiori tendono ad appassire più velocemente). In seguito alla fioritura, per eliminare le infiorescenze sfiorite e accorciare i rami, attuare la potatura della pianta.

CURE PARTICOLARI

Sono diversi i problemi principali che si possono verificare per questo tipo di pianta: la caduta delle foglie e la presenza di fusti abbastanza fragili dimostrano una carenza di innaffiature (mantenere una regolarità nelle innaffiature tenendo il terreno sempre umido e con nebulizzazioni alla chioma sempre giornaliere), mentre la presenza di ragnatele o presenza di sfumature rossastre sulle foglie dimostra l’attacco della pianta da parte del ragnetto rosso. Si necessita in questo caso l’aumento delle nebulizzazioni oppure, solo nei casi più gravi, impiegare un prodotto acaricida specifico.

ERICA E CALLUNA

Molto spesso capita che nei vivai questa pianta venga venduta realmente come tale. In realtà spesso si tratta più specificamente del genere Calluna (Calluna vulgaris) chiamata volgarmente anche Bréntoli (usato al plurale). Lo scambio delle due passa inosservato agli occhi del cliente proprio per le spiccate somiglianze tra le due specie, molto simili sia nelle loro caratteristiche sia nelle esigenze colturali.

CURIOSITA’

Il termine “Erica” deriva dal greco “ereiko” ossia “frangere”, infatti nell’antichità era molto impiegata come ottimo rimedio per rompere i calcoli alla vescica. Sempre nell’antichità era anche impiegata per fare scope e le coperture e pareti delle abitazioni più povere.

Diverse specie di Erica inoltre vengono utilizzate come piante indicatrici: sfruttando infatti la loro fase fenologica della fioritura, è possibile capire il cambiamento di stagione e del clima. Il legno rosso dell’Erica arborea, per la sua particolare durezza, è considerato molto pregiato e impiegato nella costruzione di fornelli di pipa.

Infine, una principale caratteristica che accomuna tutte le specie è la presenza di radici parassitate da uno specifico fungo (Hymenoscyphus ericae) ossia una endomicorizzia ericoide che penetra nelle cellule della pianta stabilendosi permanentemente senza danneggiarla. Esso risulta essere molto importante per la vita della pianta: rende disponibile l’azoto e il fosforo indispensabili per il suo sviluppo i quali, per l’elevata acidità del suolo, non sarebbero accessibili in quanto immobilizzati in forma organica nel terreno. Tale parassita stabilisce così con la pianta un vero e proprio rapporto di simbiosi mutualistica dal quale entrambi riescono a ricavare dei vantaggi al fine di garantire la loro sopravvivenza.

Foto: https://www.azerca.de/


Erica e Calluna per fioriture in ogni stagione
Erica darleyensis (sopra a sinistra), Erica gracilis (sotto a sinistra), Erica arborea (al centro), Daboecia e Calluna (a destra).

Erica e Calluna per fioriture in ogni stagioneCalluna

Erica e Calluna per fioriture in ogni stagioneDaboecia

Erica e Calluna per fioriture in ogni stagione

Erica e Calluna per fioriture in ogni stagione


Mini conifere

Mini conifere

Mini conifere


CARATTERISTICHE

Nel periodo autunnale/invernale non sono molte le specie e le tipologie di piante facilmente coltivabili sul nostro balcone, sul terrazzo o nel nostro giardino che riescano a sopravvivere ad un clima tanto rigido, con temperature molto fredde e senza la presenza costante di luce solare. Tuttavia esistono determinati tipi di piante che, nonostante il loro aspetto semplice e l’assenza di fiori, se combinate con altre specie o tra loro sono in grado di ottenere un risultato sorprendente, consentendo così di mantenere i nostri spazi abitativi green e vivi come tutto il resto dell’anno, anche durante i periodi svantaggiati come l’autunno e l’inverno.

Le mini conifere, così definite per la loro ridotta crescita in statura e dimensioni, sono minuscoli alberi sempreverdi molto giovani (in genere quando acquistate possono avere da 1 a 3 anni di età) e appartenenti ad una varietà nana (possono avere un’altezza compresa tra i 20 e i 40-50 cm). Sono caratterizzate da una crescita molto lenta (pochi centimetri all’anno) e da una longeva durata anche senza bisogno di eccessive cure, per questo trovano largamente impiego nella realizzazione di composizioni in vaso e ciotole autunnali/invernali ma anche nella realizzazione di giardini di piccole dimensioni, allestimenti e decorazioni di spazi verdi condominiali e zone estese di attività commerciali e di rappresentanza.

Come già accennato precedentemente, queste piante sono molto richieste sia per l’incredibile resistenza, che permette loro di sopravvivere alle classiche condizioni rigide dell’autunno/inverno senza perdere fascino e andare incontro a problemi di deperimento, sia per le minime esigenze e cure colturali di cui hanno bisogno.

Anche se il loro costo è leggermente maggiore rispetto ai fiori e piante stagionali (come le viole), riescono a durare addirittura per anni. In autunno/inverno risultano essere ideali per abbinamenti insieme a Eriche, Ciclamini e Cavoli ornamentali. In primavera possono rappresentare un elemento importante negli abbinamenti con Primule e Bulbose. Inoltre nel periodo estivo riescono a resistere al clima caldo in uno stato di quiescenza.

Il loro effetto sorprendente non viene dato dalla singola pianta (non produce nemmeno fiori) ma dalla sua combinazione con altre varietà della stessa specie o di altre piante di qualsiasi genere. Esistono infatti molteplici varietà di mini conifere, ognuna avente forma, colore e portamento differenti. Le varietà principali più conosciute e comuni sono: il Pino, l’Abete, la Tuja, il Ginepro ed il Cipresso. Per ogni singola varietà, dopo l’acquisto, è consigliato conservare la targhetta che riporta le principali caratteristiche della pianta, garantendo così il migliore apporto di manutenzioni per la pianta e per le sue esigenze colturali.

Possiamo indicare, per coloro che vogliono avvicinarsi alla coltivazione di queste piante, varietà più facilmente coltivabili perché rinomate per la loro forte resistenza e adattabilità: il Pino mugo e il Ginepro. In seguito all’acquisto delle piante, è sempre meglio provvedere il prima possibile al loro trapianto in vasi più grandi.

TERRENO

Come substrato può essere impiegato terriccio universale che successivamente dovrà essere mantenuto sempre leggermente umido. Nella scelta del vaso bisogna ricordarsi un aspetto in particolare: maggiore è la profondità del vaso, maggiore risulterà la resistenza e durata della pianta nel tempo. Il terriccio inoltre dovrà essere tendenzialmente acido (può essere ottenuto anche tramite miscuglio di terriccio universale, torba e sabbia in parti uguali) e il più fertile possibile per ovviare ad apporti di fertilizzante futuri. Nel caso si verificassero problemi inerenti alla concimazione delle piante, impiegare un prodotto con nomenclatura NPK 15-15-15 con l’aggiunta di zolfo, rame e ferro da distribuire in zona periferica del vaso e non a contatto diretto con la pianta.

ESPOSIZIONE E IRRIGAZIONE

Per quanto riguarda l’esposizione ideale per la pianta, bisogna considerare che in autunno, inverno e primavera necessita di zone ben luminose; mentre durante il periodo estivo necessita di una posizione in mezz’ombra o comunque permettendo il riparo della pianta dai raggi diretti del sole.

L’irrigazione di queste piante deve essere controllata: è importante garantire sempre la freschezza del terreno senza però causare la presenza di eventuali ristagni idrici che possono danneggiare notevolmente la pianta rappresentando una delle principali cause di comparsa di avversità biologiche potenzialmente pericolose. Inoltre una pratica molto importante da non dimenticare è l’utilizzo degli aghi caduti per terra o nel sottovaso: infatti essi consentono la formazione di un tappeto acidificante in grado di inibire la crescita delle malerbe e aumentare l’acidità nel terreno.

CONSIGLI PER LA SCELTA

Possiamo concludere ricordando alcuni consigli molto utili, soprattutto per coloro che si trovano alle prime armi nell’acquisto di questo genere di piante non sempre facile e intuitivo come quello di altre specie di piante:

  • La valutazione della sommità è uno degli aspetti più importanti. Se infatti le piante risultano sparute e rade in alto mentre alla base sono piene, si esprime una condizione di sofferenza della pianta già in atto da tempo. La causa è rappresentata dall’eccessiva pressatura dell’apparato radicale e la presenza di poca terra in proporzione alle radici.
  • Tutta la vegetazione della pianta deve essere folta, completa, pienamente colorata e senza la presenza di ingiallimenti o tagli recenti che facciano pensare alla presenza di malattie o fenomeni di deperienza. Il piede della pianta deve risultare integro e senza ferite.
  • Nel caso invece l’apparato radicale si separi facilmente dal terriccio, significa che la pianta è stata tolta dal vivaio e invasata da poco tempo. È consigliato non acquistare questo genere di pianta perché non può essere garantito il loro attecchimento al terreno.

Questo genere di piante quindi, nonostante la loro semplicità e mancanza del classico carattere estetico, possono rappresentare un’ottima soluzione per tutti coloro che anche durante il periodo autunnale e invernale non intendono rinunciare al loro personale e domestico angolo verde.

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Mini conifereMini conifere

 

Mini conifereCupressus macrocarpa

 

Mini conifereChamaecyparis lawsoniana

 

Mini conifereChamelaucium uncinatus


Tillandsia il Garofano dell’aria

Tillandsia il Garofano dell'aria

Tillandsia il Garofano dell’aria


Al giorno d’oggi non sono molte le piante che si adattano facilmente ad un clima caratterizzato dalla presenza di un elevato quantitativo di sostanze inquinanti; eppure tramite differenti studi e ricerche, compiuti principalmente a livello universitario, si è venuto a conoscenza dell’esistenza di determinate piante che non solo si adattano ad una coltivazione in ambiente poco salubre ma addirittura le sostante e gli agenti inquinanti di questi ambienti rappresentano l’unico vero loro nutrimento: stiamo parlando di una particolare pianta chiamata Tillandsia.

La Tillandsia è una pianta erbacea perenne, scoperta e catalogata insieme ad altre piante come l’Orchidea solo agli inizi del ‘900. Questo grazie ad un fisiologo tedesco di nome Carl Mez, il quale definì queste piante con il nome di PIANTE EPIFITE, piante che vivono senza aver bisogno della presenza del terreno e questo per via delle loro particolari caratteristiche anatomiche e fisiologiche presenti nelle foglie o all’interno della pianta stessa (chiamati anche TRICOMI).

Essi in particolare si possono definire come dei peli pluricellulari che possono rivestire interamente l’epidermide superficiale delle foglie; in alcuni casi possono essere intesi come squame a forma di scudo di colore argenteo. Svolgono determinate funzioni: proteggono la pianta tramite un meccanismo di schermatura dei raggi solari, evitando così effetti negativi alla pianta provocati da bruciature e intrappolano, assorbendo poi successivamente, l’acqua e i sali minerali in essa disciolti (accumulatasi in serbatoi alla base dei tricomi). Le varie sostanze, anche in parte volatili, una volta assorbite vengono poi veicolate all’interno dei tessuti della pianta tramite specifiche strutture simili a pompe chiamate TRICOPOMPE.

Per via di queste particolari caratteristiche, la Tillandsia è in grado di adattarsi a climi e ambienti molto differenti tra loro.

Una delle caratteristiche più strane e particolari che contraddistingue la Tillandsia è senz’altro rappresentata dalla assenza, in molti casi, del normale apparato radicale. Anche se si verifica la presenza delle radici, ci stupiremmo nel sapere che non svolgono la loro normale e originaria funzione, bensì assicurano semplicemente un ottimo ancoraggio per la pianta a differenti supporti. Questo per garantire un continuo fabbisogno di acqua e sostanze nutritive.

Originariamente, durante i molteplici studi, si pensava fosse classificata come una pianta parassita e per questo motivo era ritenuta nociva per le piante. Inoltre si è provata l’esistenza di più di 500 specie diverse, caratterizzata ognuna da differenti forme e colori; alcune di queste originarie di determinati luoghi, altre ibridate naturalmente e altre ancora ibridate tramite l’intervento dell’uomo.

Per via delle continue mutazioni e variazioni dei propri caratteri genetici nel corso del tempo, si rende difficile l’istituzione di una classificazione sistemica in merito alle singole specie di questa pianta. Tuttavia, è possibile suddividere le Tillandsie in diversi insiemi in base alle differenti funzioni svolte dalla singola pianta per sopravvivere nel corso del tempo.

Una di queste, per esempio, sta nella capacità della pianta di immagazzinare in un piccolo serbatoio, a forma di rosetta, acqua o anche addirittura piccoli insetti (ingeriti una volta decomposti).

Per quanto invece riguarda le foglie, esse si presentano per singola specie molto differenti per forma e per colore; possono subire variazioni di colore anche notevoli a seconda delle condizioni climatiche: si possono presentare arricciate, contorte piuttosto che più o meno ampie, caratterizzate da lucidità od opacità, a macchie o striate, di consistenza vellutata o setosa, di colore verde o grigio. Per esempio, nelle piante cresciute in ambiente ombreggiato, la foglia compare espansa e sottile, disposta a formare la classica rosetta centrale, mentre, per le piante cresciute in ambiente secco, la foglia si presenterà piccola e coriacea di colore grigio argenteo (per via dei tricomi).

Come già accennato precedentemente, esistono molteplici specie di Tillandsia e tra le più conosciute e impiegate troviamo le seguenti.

TILLANDSIA XEROGRAPHICA: è una tra le specie epifite più elegante e di grande dimensione. E’ originaria di zone e climi secchi con temperature decisamente alte (per questo motivo viene chiamata xerographica dal greco xerox = secco). Possiede delle foglie disposte a forma di rosa, arcuate e appuntite, di colore grigio argenteo; anche se con il variare della luminosità possono mutare dal loro colore originario al fucsia più o meno intenso. Inoltre è considerata anche una delle specie più a rischio di estinzione; è molto apprezzata per la sua caratteristica infiorescenza ramificata con petali di colore rosso-viola che può arrivare a durare qualche mese.

TILLANDSIA USNEOIDES (detta anche “BARBA DEL FRATE” o “MUSCHIO SPAGNOLO”): chiamata così per via della sua particolare tendenza a formare lunghe masse pendenti dagli alberi. E’ caratterizzata da fusticini molto esili e foglie di colore grigio, lineari e squamose. Molto apprezzati sono anche i suoi piccoli, caratteristici fiori profumati (che richiamano molto quelli del Tiglio) di un colore blu o verde pallido. E’ una pianta che richiede molta umidità.

TILLANDSIA BULBOSA: chiamata in questo modo per la sua caratteristica forma a bulbo che all’interno risulta vuoto e suddiviso in camere, spesso utilizzate come dimora dalle colonie di formiche. Le foglie risultano strette, arricciate verso i bordi e acuminate; le più alte assumono un colore scarlatto. Il fiore risulta avere una forma tubolare costituito da petali di colore viola brillante. Risulta aver bisogno di molta umidità.

TILLANDSIA CAPUT MEDUSAE: definita in questo modo per via della particolare forma assunta dalla sua chioma molto simile e paragonata alla testa di Medusa. E’ una pianta alla base bulbosa con foglie sottili e arcuate lunghe 15 cm e di colore verde chiaro; mentre il fiore è di colore rosso e ramificato. Per ovviare al problema del ristagno idrico, tende ad assumere un portamento verticale.

TILLANDSIA CYANEA: una specie caratterizzata da foglie filiformi lunghe 30-40 cm, disposte a rosetta compatta di colore verde scuro. Molto ricercata per la sua particolare e caratteristica fioritura assai vivace e colorata, di colore azzurro e grandezza di 10-15 cm; ha una durata fino a 4 mesi. Necessita di un clima molto umido.

TILLANDSIA JUNCEA: cresce sviluppando densi ciuffi di foglie filiformi e molto lunghe. E’ una delle poche specie che può essere coltivata con l’impiego di terreno per le sue particolari radici capaci di assorbire nutrienti. Fiorisce formando una spiga di colore rosso e preferisce ambienti e climi esterni.

La Tillandsia può essere considerata una pianta facilmente adattabile a qualunque luogo in cui venga posta, che sia interno o esterno. Tuttavia è meglio informarsi sempre sulla determinata specie in nostro possesso, al fine anche di garantire al meglio le sue cure specifiche.

In linea generale possiamo suddividere le Tillandsie, in base a questo importante concetto, in:

PIANTE VERDI: esse necessitano di un clima molto fresco, zone coperte da ombra e un ambiente caratterizzato dalla presenza di molta umidità.

PIANTE GRIGIE: necessitano, al contrario di quelle verdi, di molta più luminosità e temperature molto più calde.

Possiamo specificare inoltre che la loro migliore collocazione sarebbe all’esterno; collocate in una zona con tanta luce ed una buona ventilazione. Riescono a supportare fino a 4-5 C°, quindi durante il periodo invernale è consigliato ritirarle in casa e posizionarle in luoghi ben areati, umidi e con più luce possibile.

La fioritura di questa pianta, come abbiamo già accennato per le diverse specie, porta alla formazione di infiorescenze dalle colorazioni vivaci e molto simili a spighe o grappoli in certi casi; inoltre possono emanare diversi tipi di profumo molto dolci. A seconda delle specie, possono durare da pochi giorni a qualche mese. Un aspetto che invece le accomuna molto alle Cactacee, è che la fase fenologica della fioritura avviene una volta sola ed in seguito stendono a svilupparsi delle piccole piantine latenti alla base della pianta madre. Queste avranno le stesse caratteristiche genetiche della pianta madre.

I frutti invece di questa particolare pianta, possono essere definiti come delle capsule contenenti al loro interno semi alati molto esili, che tramite il vento si disperdono, consentendo così la continua propagazione della specie.

Nella coltivazione della Tillandsia dobbiamo ricordarci che pur essendo una pianta che non necessita di particolari cure colturali, ha pur sempre bisogno di due fondamentali elementi:

ACQUA E SOSTANZE NUTRITIVE: soprattutto per questo elemento, bisogna saper riconoscere qual è il momento giusto per fornire acqua alla pianta e quando ne è in carenza. L’arricciamento delle foglie verso il basso, l’assunzione di un aspetto particolarmente appassito e la perdita di turgore (rigidità della foglia) sono i fenomeni più comuni che si verificano. Per ovviare a questo, basta immergere ogni 10/15 giorni per 10/20 secondi in acqua la pianta o nebulizzarla; in ogni caso impiegare acqua priva di calcare per ovviare all’ostruzione dei tricomi. Lasciare asciugare per bene le piante per qualche minuto. Per le piante invece caratteristiche di serbatoio a rosetta, bisogna capovolgere la pianta leggermente per verificare la presenza di acqua. Se manca, occorre somministrarla, come detto in precedenza, mentre se ne è rimasta all’interno accertarsi di svuotarlo onde evitare eventuali problemi di marciume.

CONCIMAZIONE/APPORTO DI AZOTO: un elemento molto importante per questo genere di pianta è l’azoto. La pianta lo può trarre da diverse fonti e tramite l’utilizzo di molteplici tecniche, dipendenti ovviamente dall’ambiente e dal clima in cui la pianta vive. Un esempio di meccanismo per trarre autonomamente azoto dall’ambiente è quello adottato dalla specie SELERIONA la quale, tramite uno stretto legame simbiotico con le formiche, riesce a provvedere non solo alla sua sopravvivenza ma anche per le stesse formiche; offrendo loro una zona dove svolgere il loro ciclo vitale. Un altro esempio di meccanismo molto comune è quello di nutrirsi di batteri azoto fissatori presenti sulla pianta.

Bisogna considerare tuttavia che la pianta, nel periodo da ottobre ad aprile, rallenta il proprio ciclo vegetativo. Pertanto bisogna considerare l’eventualità di eseguire una concimazione manuale tramite l’impiego di un concime per orchidee (ogni 2-4 mesi in linea generale e diminuendo la dose prescritta di 1/4 o 1/5.

Infine, forse alcuni non sanno che, come già accennato all’inizio, questa pianta possiede l’incredibile capacità di assorbire e nutrirsi dei diversi prodotti di scarto (0,2 milligrammi per chilogrammo di pianta) derivanti dai processi di combustione di sostanze altamente tossiche come la benzina e il gasolio. Essi vengono anche chiamati molto semplicemente IPA ossia “Idrocarburi Policiclici Aromatici “. Di recente, tramite diversi studi approfonditi e applicazioni in campo pratico, si è dimostrato infatti che la Tillandsia, come molte altre piante, si nutre di queste sostanze altamente tossiche e cancerogene per l’uomo. Non solo: queste piante sono anche capaci di filtrare l’aria da sostanze impure come pulviscolo, onde elettromagnetiche, ecc. annidatesi in diversi ambienti chiusi come uffici, abitazioni e centri commerciali.

Possiamo quindi concludere affermando che, nonostante l’elevato livello d’inquinamento dei nostri ambienti, esistono forme di vita che riescono non solo a sopravvivere grazie ai continui errori dell’uomo, ma contribuiscono in qualche modo anche a migliorare la qualità della nostra vita.

Tillandsia il Garofano dell'aria

Tillandsia il Garofano dell'aria

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia xerographica

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia usneoides

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia ionantha

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia caput medusae

Tillandsia il Garofano dell'ariaTillandsia cyanea

La Viola coltivarla al meglio in casa e in giardino

La Viola coltivarla al meglio in casa e in giardino

La Viola coltivarla al meglio in casa e in giardino


La viola è una pianta da fiore di straordinaria bellezza e che gode senz’altro di grande popolarità, e che addirittura affascina enormemente molti di noi con l’arrivo del periodo invernale.

Di seguito vedremo come coltivarla al meglio sia in casa sia in giardino; oltre ovviamente a conoscere quali possono essere i benefici e le curiosità che si celano dietro la sua coltivazione.

La coltivazione della viola (chiamata comunemente anche al plurale “violette” per riferirsi alle molte specie esistenti e conosciute) non richiede particolari conoscenze colturali da parte di chi ne è interessato; inoltre un’altra principale caratteristica molto importante che influisce sul suo apprezzamento da parte del pubblico è rappresentata dalla sua incredibile resistenza alle temperature più rigide senza mai interrompere la produzione di fiori. Infatti è in grado di supportare perfino periodi di gelate e nevicate dove la temperatura può calare fino ai – 15°C.

E’ una pianta molto apprezzata anche per il suo delizioso e delicato profumo e per le sue caratteristiche botaniche assai particolari: foglie ovali o cuoriformi di un colore verde acceso e un fiore costituito da quattro petali superiori e uno inferiore di svariati e sgargianti colori.

Ne esistono circa 400 specie in tutto il mondo ma solo 50 di queste sono conosciute in Italia, possono essere sia annuali sia perenni ed ognuna di queste è caratterizzata da una diversa altezza (può variare dai 10 ai 20 cm) e differenti forme di petali, corolle e calici. Queste differenti forme e variazioni cromatiche consentono quindi di poterle abbinare secondo il proprio gusto personale, per ottenere un fantastico effetto scenico finale.

Come già accennato in precedenza, possiamo distinguere una moltitudine di specie; ma quelle più conosciute e coltivate nei nostri giardini e nei vasi da balcone sono:

  • LA VIOLA DEL PENSIERO O TRICOLOR: questa specie è molto conosciuta per la sua resistenza al freddo rigido (infatti è consigliata per la coltivazione in giardino per tutto l’anno), può raggiungere i 15 cm di altezza, può essere a ciclo annuale o al massimo biennale, è caratterizzata da foglie ovali e dentate di colore verde scuro e fiorisce in un periodo compreso tra giugno e luglio. Chiamata “viola del pensiero” per il suo collegamento filosofico ai pensieri positivi e ai ricordi dolci; mentre “tricolor” per via dei particolari petali caratterizzati da una vasta gamma di colorazioni che sfumano dal viola fino al color crema comprendendo l’azzurro e il porpora.
  • LA VIOLA SELVATICA (MAMMOLA O ODORATA): è una specie di viola alta in genere 10 cm che fiorisce nel periodo di marzo e cresce riproducendosi spontaneamente; risulta adatta sia per coltivazione in vaso sia in giardino. Caratterizzata da foglie cuoriformi, fiori di colore lilla e viola molto profumati. Trova infatti impiego nella produzione di essenze ma anche nella cucina quotidiana come la preparazione di insalate e minestre.
  • LA VIOLA CORNUTA: è la specie più diffusa per l’impiego nella formazione e costruzione di aiuole fiorite e bordure basse. Inoltre viene erroneamente spesso chiamata “selvatica” per i suoi particolari e minuti fiori; larghi 2/3 cm. Questa specie di viola può fiorire nel periodo compreso tra marzo e giugno.

Le viole possono essere coltivate dove meglio preferiamo, sia in giardino sia in vaso, a seconda delle condizioni ed esigenze nelle quali ci troviamo:

  • Per la coltivazione delle viole in vaso, bisogna tenere presente che il recipiente da disporre deve essere abbastanza capiente. Il terriccio migliore da impiegare deve essere caratterizzato da uno strato sottostante drenante che può essere formato con ghiaia o argilla espansa (acquistabili entrambi nei garden center). Importante anche prevedere una certa distanza tra le diverse piantine al fine di consentire loro un forte e robusto sviluppo. Ricordarsi di innaffiare la prima volta in maniera abbondante ma evitando di bagnare direttamente le piante; successivamente bisognerà solo accertarsi di inumidire il terreno ed evitare quindi problemi di ristagno idrico. Infine l’esposizione alla luce solare deve sempre essere garantita per ovviare a fenomeni di disseccamento delle piante.
  • Per la coltivazione delle viole in giardino, come in vaso, si richiede l’impiego di terreno ben drenante (sempre ottenuto aggiungendo sabbia o ghiaia). In questo caso, disponendo di uno spazio adeguato, in genere si opta per creare un’aiuola rialzata dove poter posizionare le nostre viole. Prima del posizionamento delle piante, ricordarsi di amalgamare al terreno un po’ di concime e predisporre uno spazio adeguato per garantire la giusta crescita delle stesse. Nella coltivazione in giardino l’innaffiatura delle viole non deve essere eccessiva; in genere si rende sufficiente l’acqua proveniente dalle piogge stagionali o comunque fare in modo che il terreno sia sufficientemente inumidito. L’esposizione delle nostre viole, anche in giardino, deve essere caratterizzata dalla presenza permanente di luce.

Si può inoltre precisare che, in ogni caso, qualsiasi specie di viola ha bisogno di essere fertilizzata regolarmente tramite l’impiego di concime per piante fiorite (solitamente venduto nei garden center in formato liquido). Diluendolo nell’acqua impiegata nell’irrigazione delle piante, bisogna somministrarlo in generale ogni 20/30 giorni. La concimazione risulta essere così particolarmente importante per questa pianta per la somministrazione di determinati e importanti elementi come l’azoto e il potassio. Il primo è fondamentale per la fase fenologica della fioritura e la pigmentazione dei petali; mentre il secondo consente lo sviluppo delle diverse parti verdi della pianta.

Possiamo aggiungere infine che questa bellissima pianta da fiore si crede possa essere impiegata anche nel trattamento di disturbi del nostro corpo; come ad esempio l’utilizzo dei fiori freschi o secchi e delle radici per curare dermatite da sudore oppure impiegata per favorire la guarigione da infezioni batteriche del tratto respiratorio. Una delle principali specie ad uso farmaceutico, è la viola del pensiero, che può essere assunta tramite la preparazione di infusi aggiungendo 1 o 2 cucchiaini di fiori disidratati ad una tazza d’acqua bollente.

In conclusione, in qualsiasi modo si voglia coltivare la propria viola e per quale uso venga impiegata, in ogni angolo dell’Europa si può trovare il clima giusto per la coltivazione di questo fiore straordinario.


Piante succulente o piante grasse

Piante succulente o piante grasse

Piante succulente o piante grasse


CARATTERISTICHE

Sono dette piante succulente (comunemente chiamate piante grasse per la loro caratteristica di immagazzinare l’acqua nelle foglie o nei fusti che in questo modo assumono una forma “ingrossata”) quelle piante che provengono da luoghi aridi con scarsità di acqua e di umidità. Queste piante riescono a sopravvivere con dosi minime di acqua perché hanno attuato una serie di adattamenti morfologici per quanto riguarda la loro forma e fisiologici per quanto riguarda il funzionamento dei loro tessuti.

A seconda delle specie, le piante succulente possono accumulare l’acqua:

  • nelle FOGLIE che diventano carnose come la Crassula, l’Echeveria, la Kalanchoe, l’Aloe e sono definite SUCCULENTE NON CACTACEE. Queste piante con succulenza fogliare provengono da ambienti ad ariditá non troppo prolungata e quindi necessitano di una quantità d’acqua superiore alle Cactacee;
  • nei FUSTI che appaiono rigonfi e privi di foglie ma con spine (le foglie infatti vengono trasformate in spine al fine di ridurre la traspirazione) come la Mammillaria, l’Echinocactus, l’Euphorbia, l’Haworthia.

Tutte le Cactacee sono caratterizzate dalla presenza dell’AREOLA, una piccola zona lanugginosa da cui hanno origine le spine che convogliano l’acqua di condensa sull’areola.

TERRENO

In merito al substrato di terreno utilizzabile per la coltivazione di queste piante, non si puó parlare di “terriccio ideale” in quanto ognuna di esse presenta differenti esigenze fisiologiche e ambientali dipendenti dalla loro zona di origine.

E’ possibile perció seguire due metodi principali al fine di ottenere un substrato che si avvicini il piú possibile a quello orginario:

il primo metodo consiste nell’impiegare terreni già preparati e acquistabili presso diversi garden center (questi terreni sostanzialmente contengono tutti gli elementi nutritivi necessari alle suddette piante e inoltre hanno il vantaggio di non contenere semi di piante infestanti o spore di funghi molto pericolosi per la salute della pianta);

il secondo metodo consiste nel mescolare diversi elementi al fine di ottenere un substrato che permetta una buona aerazione del delicato apparato radicale, un buon drenaggio dell’acqua evitando cosí ristagni idrici con conseguente comparsa di marcescenze e la conservazione dell’umiditá. Tre materiali comunemente impiegati sono:

  • il terriccio universale (perché contiene molti sali nutritivi giá assorbili dalla pianta)
  • la sabbia (perché permette un buon drenaggio dell’acqua)
  • il terriccio di foglie (perché contiene sostanze nutritive utilizzabili in seguito dalla pianta tramite la loro decomposizione da parte di batteri specifici). Questo può essere acquistato presso garden center o raccolto nei boschi ai piedi delle piante dove si sono ammassate le foglie cadute.

Dalla mescolanza di questi tre elementi è possibile ottenere una miscela soffice, sciolta, che si può mantenere umida al punto giusto e con sostanze nutritive in parte pronte e in parte di riserva; utilizzabile per mesi o addirittura anni.

IRRIGAZIONE

Per quanto riguarda invece l’irrigazione delle piante succulente, deve essere eseguita in base alla stagione in cui ci si trova, in particolare:

  • in estate vanno innaffiate due/tre volte alla settimana, valutando lo stato di disidratazione della pianta in base alla sua esposizione;
  • in inverno sono caratterizzate da un periodo di letargo e quindi normalmente non vanno irrigate da dicembre fino alla seconda metá di febbraio. Se però vengono tenute in casa, dove il riscaldamento puó far seccare terriccio e radici, conviene innaffiarle una volta al mese senza bagnare il fusto della pianta.

ESPOSIZIONE

Anche la loro esposizione, come per l’irrigazione, si basa molto sull’andamento stagionale. In estate è consigliato porre le nostre piante succulente all’esterno della casa, sul balcone o terrazzo preferibilmente in zone di piena luce (sono capaci di tollerare temperature sopra i 40 °C) e al riparo dalla pioggia. In inverno invece (quando la temperatura scende sotto i tre gradi) conviene tenerle in casa trovando una posizione ben luminosa e con poca umiditá.

RINVASO

Le piante succulente sono caratterizzate da una crescita molto lenta (2/3 cm all’anno) ed è proprio per questo motivo che vengono rinvasate ogni quattro/cinque anni durante il momento della ripresa vegetativa in estate. La procedura di rinvaso delle piante succulente ha come principale scopo non solo di cambiare la dimensione del vaso predisponendo così maggiore spazio per la crescita della pianta, ma anche di riuscire a cambiare il substrato che con il passare del tempo si è compattato e indurito.

Durante il rinvaso delle piante occorre inoltre porre attenzione a non comprimere troppo il terreno in quanto le radici di queste piante risultano nella maggior parte dei casi superficiali.

CONSIGLI PER LA SCELTA

L’acquisto di queste tipologie di pianta spesso risulta essere molto complicato per via delle loro particolari caratteristiche assai differenti da una normale pianta. In generale si può dire quindi che i fattori principali da osservare e valutare prima di acquistare una pianta succulenta sono:

  • vedere e leggere attentamente le cure che la pianta deve avere, al fine di comparare le nostre abitudini con il metodo di crescita migliore per la pianta in questione;
  • comparare le varie dimensioni della pianta con lo spazio ad essa riservato nella nostra abitazione, in relazione anche all’esposizione e alle caratteristiche della pianta;
  • controllare molto attentamente che la pianta non abbia macchie scure sulla base o sulla cima, segno evidente della presenza di marciumi o malattie;
  • controllare se l’apice risulta essere più piccolo del fusto o se le spine della pianta risultano essere particolarmente deboli, in tal caso può significare che la pianta è stata coltivata con scarse esigenze luminose e quindi più vulnerabile allo sviluppo di malattie o attacco di determinati parassiti.

Inoltre l’acquisto di queste piante, molto spesso, viene preferito rispetto alle altre tipologie di piante. Questo perché le piante succulente sono molto più longeve, per la loro loro lenta crescita possono uccupare qualsiasi tipo di spazio ma soprattutto perché necessitano di poche cure per farle crescere. Senza contare i bellissimi fiori delle più svariate colorazioni e sfumature emessi durante il periodo vegetativo.

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https://www.flowercouncil.co.uk/

Torta salata con zucchine, patate e salsiccia

Torta salata con zucchine, patate e salsiccia

INGREDIENTI

  • 2 rotoli di pasta sfoglia già pronta
  • 5 salamelle oppure gr. 600 di salsiccia
  • 5 zucchine
  • 4 patate medie
  • 1/2 cipolla oppure 1 porro (solo la parte bianca)
  • 1 rametto di rosmarino
  • 9 cucchiai di olio di oliva extravergine
  • sale q. b.
  • latte q.b.

STEP BY STEP

  1. In un tegame con 4 cucchiai di olio, rosolare la cipolla e aggiungere le zucchine tagliate a cubetti piccoli o grattugiate grossolanamente.
    Salare e fare rosolare il tutto finché, mescolando di frequente, sarà evaporata tutta l’acqua fatta dalle zucchine. A questo punto spegnere il fuoco, mettere il coperchio al tegame e lasciare raffreddare.
  2. Nel frattempo pelare le patate, tagliarle a cubetti e cuocerle per 5 minuti in acqua bollente. Dopo averle scolate, rosolarle in 4 cucchiai di olio con un rametto di rosmarino e sale a piacere. Quando cominciano a prendere colore, spegnere il fuoco, togliere il rosmarino, mettere il coperchio al tegame e lasciare raffreddare.
  3. Mentre raffreddano le verdure, in una padella antiaderente solamente unta di olio, far rosolare la salsiccia privata della pelle e sbriciolata con l’aiuto di una forchetta. In una ciotola unire il contenuto dei tre tegami (zucchine, patate e salsiccia) e mescolare fin quando il composto risulti ben amalgamato.
  4. Con un rotolo di pasta sfoglia foderare una tortiera rotonda diam. 28 lasciandole sotto la sua carta da forno ma tagliandone via la parte debordante la sfoglia. Riempire la sfoglia con il composto di verdure e salsiccia che deve essere freddo perché altrimenti il calore farebbe rinvenire la sfoglia compromettendo la riuscita della torta.
  5. A questo punto, srotolare la seconda pasta sfoglia e ridurla di diametro tagliando via sul contorno 3 cm circa di pasta. Dopo avere adagiato questo disco ridotto sopra l’impasto, ripiegare su di esso i bordi del disco sottostante facendoli aderire con una leggera pressione delle dita.
  6. Spennellare la superficie della sfoglia con il latte e applicarvi decorazioni (rose, foglie, lettere, elementi geometrici, ecc.) ricavate dalla pasta tagliata, per abbellire la preparazione. Spennellare con il latte anche le decorazioni e infornare in forno già caldo a 200°C per 40 minuti e comunque finché la superficie della torta non prende un bel colore biscotto.

Si serve tiepida o fredda.

Torta salata con zucchine, patate e salsiccia

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Marmellata di pomodori verdi per formaggi

CONSIGLI E UTILIZZO

Marmellata di pomodori verdi per formaggi Se per qualche motivo il vostro raccolto di pomodori ha subìto danni, ad esempio per la grandine, o la maturazione viene rallentata o interrotta dal maltempo, ebbene potete usare i pomodori ancora verdi per fare una squisita marmellata da accompagnare ai formaggi: in versione “dolce” per formaggi saporiti, stagionati o piccanti, e in versione “piccante-agrodolce” per formaggi giovani o poco saporiti.

INGREDIENTI

  • 1000 gr di pomodori verdi (vanno bene anche quelli che iniziano a cambiare colore)
  • 300/400 gr di zucchero, meglio se di canna
  • 1 bustina di frutta pec 3:1
  • 1 limone – scorza e succo
Marmellata di pomodori verdi con formaggi

STEP BY STEP

  1. Tagliare i pomodori a cubetti eliminando un po’ dei loro semi e metterli in una pentola con zucchero, succo di limone, scorza di limone grattugiata (o a striscioline) e frutta pec.
  2. Quando bolle, calcolare circa 30 minuti di cottura mescolando continuamente. A questo punto la marmellata dovrebbe avere raggiunto la giusta consistenza (nel caso in cui risultasse troppo liquida, prolungare la cottura tenendo sempre presente che la marmellata raffreddandosi aumenterà la consistenza).
  3. Invasare bollente. Chiudere il vasetto e metterlo a testa in giù per circa 5-10 minuti. Dopodiché raddrizzare il vasetto e lasciare raffreddare. Durante questa fase si creerà il sottovuoto (prova di ciò sarà che il coperchio del vasetto non farà più il classico “clic-clac”).

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VARIANTE

Se si vuole ottenere una marmellata agrodolce-piccante, durante la cottura aggiungere peperoncino fresco piccante nella quantità desiderata.

Marmellata di pomodori verdi per formaggi
Marmellata di pomodori verdi per formaggi

Il terreno

Il “terreno”, che spesso viene anche comunemente chiamato “suolo”, è la parte superficiale della crosta terrestre, formatasi nel corso di migliaia di anni per effetto dello sfaldamento delle rocce.
Esso, grazie alla sua struttura e ai suoi componenti chimici, viene principalmente sfruttato per dare vita e sostegno ad una pianta ed è per questo che costituisce uno dei componenti fondamentali dell’agricoltura.

Il terreno, in natura, si può dividere in due tipi:

Terreno Naturale E’ un complesso sistema in cui si può trovare una vegetazione di tipo spontanea ed esso costituisce il prodotto dell’insieme di tutti quei processi fisici, chimici, biologici e meccanici che portano alla formazione del terreno attraverso la trasformazione della roccia madre. Questo insieme di processi viene comunemente chiamato “Pedogenesi”. Esso non è sottoposto mai a lavorazioni agronomiche infatti possiamo trovare molteplici varietà di vegetali.

Terreno Agrario E’ un terreno naturale che, grazie alle lavorazioni da parte dell’uomo, viene utilizzato per coltivare specie di vegetali utili. Esso, dal punto di vista agronomico, risulta essere costituito Suolo e dal Sottosuolo.

Il Suolo è suddiviso nei seguenti due strati:

Strato Attivo E’ il più superficiale ed è interessato da continue lavorazioni da parte dell’uomo, inoltre è ricco di molti elementi nutritivi come Humus e Ossigeno, essenziali per la crescita degli apparati radicali delle piante. La profondità di questo è molto importante per le radici: infatti più è profondo lo strato, maggiore sarà la lunghezza delle radici.

Strato Inerte E’ la parte del terreno che non subisce lavorazioni: infatti possiede una formazione compatta e scarsamente permeabile, contiene poco ossigeno ed è costituito prevalentemente da minerali.

Il Sottosuolo invece può avere una profondità diversa a seconda del terreno e può essere composto sia da uno strato pedogenetico sia da roccia madre, di solito non interessati nello sviluppo radicale.

Terreno agrario
Terreno agrario